Venezia 79: Timothée Chalamet, conferenza Bones and All con Luca Guadagnino e il cast

Venezia 79 - Bones and All - Luca Guadagnino e Timothée Chalamet
Venezia 79 - Bones and All - Luca Guadagnino e Timothée Chalamet

Dalla Mostra del Cinema di Venezia 2022 ecco la conferenza stampa del film Bones and All con il regista Luca Guadagnino, il protagonista Timothée Chalamet e gli altri attori del cast

Questa mattina si è tenuta la conferenza stampa del film Bones and All, in concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia. Il regista Luca Guadagnino e gli attori Timothée Chalamet e Taylor Russell hanno affrontato questioni personali ed attuali per approfondire i temi del settimo film del regista di Chiamami col tuo nome.

Luca, il tuo primo film americano perché questo e perché lì?

Luca Guadagnino: Ho ragionato molto a lungo nella mia vita, da quando ero un ragazzino che sognava di fare cinema, sull’immaginario americano da cui sono stato molto influenzato e formato. Credo che in maniera inconsapevole io abbia sempre cercato di rinviare il momento, forse perché la vastità e la complessità degli Stati Uniti d’America meritavano la prospettiva di una persona più matura. L’occasione si è manifestata in maniera imprevista quando Dave ha scritto questo copione e me lo ha fatto leggere. È un copione a cui lui stava lavorando indipendentemente da me ma che per le fantastiche vie dell’amicizia è diventato un altro dei nostri modi per parlarci. Quando ho letto la sceneggiatura è stato inevitabile per me vedere nella storia di queste identità, alla ricerca di una forma di possibilità nell’impossibile, qualcosa che mi attraeva profondamente.

Per Taylor e Timothée. Il film è un esame interessante sulla comunità. Quando avete trovato la vostra tribù, le persone che vi hanno capito?

Taylor Russell: Sto ancora cercando. Ho qualche persona speciale nella mia vita ma la bellezza di continuare a muoversi sulla terra è quella di trovare sempre più persone con cui senti di avere una connessione profonda.

Timothée Chalamet: Per me è stato importante capire che ci sono persone come me in tanti posti, a Gerusalemme o Washington. È difficile trovare la propria tribù e avendo dei genitori che hanno un background così diverso mi sono reso conto che mi sento a casa con la gente del mondo dello spettacolo come con tante altre persone. Questo film è stato girato durante la pandemia in cui era molto forte questa sensazione di essere isolati, di non avere quindi una tribù e questo ci ha rallentato nel capire chi siamo, il nostro ruolo nella storia. I protagonisti del film sono persone che si isolano profondamente senza una vera identità e che attraverso lo specchio dell’amore trovano un modo di formarsi e di crescere.

Per Timothée. Cosa ti ha fatto pensare che questo fosse un ruolo da non perdere? Si tratta di un personaggio in contrasto con il tuo ruolo in Dune in cui eri il salvatore del mondo. 

Timothée Chalamet: Con Taylor ci siamo confrontati e Luca ci ha parlato molto di questo progetto ascoltando i nostri suggerimenti. Il mio personaggio è un’anima spezzata e per me è stato veramente interessante poterlo interpretare. Inoltre ho potuto lavorare con un cast eccezionale, osservando il lavoro straordinario di Chloe e Taylor.

Per Timothée. Nel film dite «l’amore è quello che ci salva e ci libera». Quando si sente libero nella vita ed è d’accordo con questa frase?

Timothée Chalamet: Una domanda personale ma bellissima. Dal punto di vista dell’amore familiare, dell’amore amicale provo amore per amici, per la mia nuova amica Taylor e per Luca. Per l’altro tipo di amore sono ancora tanto giovane. Tra questi due personaggi c’è un amore tragico ma fortissimo.

Per Luca Guadagnino. Questo è un film che parla di identità, arrivato al settimo film chi è Luca Guadagnino e cosa cerca nel suo cinema? Per Timothée. È un film che parla di emarginazione e solitudine… a questo punto della tua vita ti capita di sentirti solo o emarginato in qualche modo?

Luca Guadagnino: È una domanda difficile a cui rispondere. Se sapessi chi sono forse sarei annoiato da me stesso. La mia ambizione cinematografica è quella di poter avere da un lato il controllo sul meccanismo della messa in opera del mio lavoro e dall’altro potermi abbandonare al piacere assoluto di lavorare con amici e persone che ormai fanno parte della mia famiglia.

Timothée Chalamet: Il termine “marginalizzato” è fondamentale. All’interno del film di Luca questa idea di isolamento deriva dal successo. Credo che tutti durante la pandemia abbiamo provato un isolamento sociale profondo ed abbiamo avuto bisogno del contatto con l’altro per capire chi siamo. Credo che nella sceneggiatura ci sia una profonda delusione per la vita.

Ci puoi parlare di questa tua riunione con Michael Stuhlbarg e David Gordon-Green? 

Luca Guadagnino: È stata straordinaria l’idea di poter invitare Michael a fare il padre pervertito dopo essere stato il padre amorevole in Chiamami col tuo nomeLa recitazione è un gioco e ci siamo divertiti molto, David è un grande amico che ho conosciuto quando sono stato invitato nella giuria del Festival di Torino in cui lui era presente. Abbiamo cercato di collaborare anche in Suspiria ma anche se non è andata siamo rimasti amici.

Questo film è stato girato nell’America centrale, un luogo di cui il pubblico europeo non ha notizie ne conoscenze. Cosa ha significato per te stare lì durante le riprese e se la realtà ha influenzato il film. 

Luca Guadagnino: Dal punto di vista della realizzazione, il film è un road movie. Ci siamo accampati a Cincinnati ma ci siamo spostati molto. Il mio compito era quello che non avessimo abbandonato l’idea di ritrarre una realtà che è, poi, quella caratterizzante del film. Il production designer ha creato un mondo senza crearlo, ha trovato quell’America senza costruire un set artificiale.

Quanto è stato importante per il cast girare lì. Mark vuoi iniziare tu?

Mark Rylance: È stato utile essere in luogo reale ma anche un palco artificiale sarebbe andato bene. Il Midwest è un luogo sorprendente e molto evocativo.

Per Luca Guadagnino. Uno dei messaggi del film è che anche le persone che hanno una maggiore oscurità alla fine riescono a trovare un raggio di luce…a te è mai capitato di avere questa oscurità e qual’è il tuo raggio di luce che ti porta a vedere le cose da un altro punto di vista.

Luca Guadagnino: Sicuramente per me il raggio di luce è il piacere di fare le cose, la messa in scena, è il privilegio di poter lavorare con amici che sono anche artisti straordinari. In generale non sono una persona oscura, sono del segno del leone ed essendo nato ad agosto sono abbastanza solare.

È un film di isolamento, quando i ragazzi a scuola fanno le proprie scelte vengono giudicati per questo. Questi personaggi vengono giudicati per delle cose che non sono in grado di controllare…vi siete mai sentiti giudicati dai vostri insegnanti o da chi vi guidava?

Timothée Chalamet: Ero con Taylor e mentre parlava di benessere olistico ha detto che avrebbe voluto avere la capacità di poter creare una pozione in grado di eliminare i giudizi delle persone. Mi riferisco alla mia generazione che utilizza molto i social media e deve confrontarsi sempre con giudizi anche se lì pensa magari di poter trovare una propria tribù. È difficile vivere oggi, il crollo della società è già nell’aria. Credo che questo film possa gettare luce sulla situazione.

Taylor Russell: La speranza è quella di poter trovare un equilibrio in tutto ciò. Non so quale sarà il futuro, è una cosa a cui penso spesso avendo anche un fratello di venti anni continuamente esposto a giudizi.

Timothée sei anche produttore, come ti è venuta l’idea di partecipare alla produzione?

Timothée Chalamet: Ringrazio Luca di nuovo, è stato un padre per me e mi ha guidato. Non avrei mai creduto di partecipare ad un lavoro come questo ma spero di poter continuare su questa strada e produrre anche film in cui non sono presente io.

Per Luca Guadagnino. Come sceglie le musiche per i suoi film?

Luca Guadagnino: La colonna sonora ha vari livelli. Questa è la mia prima collaborazione con leggende della musica come i Kiss. Nel suono delle loro chitarre c’era l’dea che un individuo in America può farcela.

Dave Kajganich: Ho trovato una scatola di musicassette di quando ero un teenager e quelle che mi facevano sorridere o piangere le ho inserite nella sceneggiatura.

 

 

 

 

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