Venezia 79: conferenza Dead For A Dollar con Walter Hill, Christoph Waltz, Willem Dafoe, Rachel Brosnahan

Venezia 79 - conferenza Dead For A Dollar
Venezia 79 - conferenza Dead For A Dollar

Dalla Mostra del Cinema di Venezia 2022 ecco la conferenza stampa del film Dead For A Dollar con il regista Walter Hill e gli attori Christoph Waltz, Willem Dafoe, Rachel Brosnahan e Benjamin Bratt

Dead For A Dollar, diretto da Walter Hill, fa parte della sezione Fuori Concorso della 79ª Mostra del Cinema di Venezia. Il film è stato presentato in conferenza stampa alla quale hanno partecipato il regista e gli attori Christoph Waltz, Willem Dafoe, Rachel Brosnahan e Benjamin Bratt.

Per il regista. Perché continui a tornare così spesso all’universo del western nel tuo lavoro?

Walter Hill: Sono tentato di dire “non lo so”. Questo perché dobbiamo conoscere noi stessi e nessuno si conosce, è una delle grandi domande della vita. Mi piace molto quel periodo, mi piace quel tipo di film, mi piace uscire con il cast con i cavalli in questa campagna così bella. Forse è un senso nostalgico per un periodo della storia americana che tutti noi condividiamo. C’è questa idea mitica, poetica sul western che fa parte della cultura di tutti i paesi e tutti i paesi capiscono questa cultura poi sono divertenti da girare.

Walter, il western che vediamo qui a Venezia è diverso, è cambiato rispetto ai western che erano il pane quotidiano dell’America degli anni 50. Per Rachel, abbiamo sempre visto figure femminili molto forti nei western. Cosa ti ha attirato di questo film e di questo ruolo? 

Walter Hill: C’è una differenza tra questo western e quelli fatti al tempo ovviamente perché rispecchia una nuova posizione della donna nella società. La figura di Rachel lo rappresenta. Vediamo anche tutte quelle caratteristiche tipiche del western a cui il film cerca di dare valore ma non volevo che fosse un film congelato negli anni ’50 oppure negli anni ’30. Pensavo che dovesse avere un’importanza per il mondo dell’oggi e quindi ha in qualche modo una biforcazione. Talvolta contraddice se stesso ma è stato un tentativo, ci abbiamo provato.

Rachel Brosnahan: Ho avuto un dialogo molto interessante con Walter quando mi ha proposto il ruolo. Lui desiderava andare al di là di alcuni dei confini tipici del western, rispettando da un lato la sua storia però espandendo in qualche modo alcuni dei temi fondamentali. Il discorso che Rachel fa proprio a metà del film, trovo che sia così interessante perché è un’occasione per lei di essere vulnerabile. Mi è sembrato una cosa mai esplorata prima in questo spazio.

Venezia 79 - conferenza Dead For A Dollar - Walter Hill
Venezia 79 – conferenza Dead For A Dollar – Walter Hill

Per Walter, ti vorrei chiedere della citazione a Elena di Troia e della presenza nel film di guerrieri. Quindi questo è un poema epico? 

Walter Hill: Pensavo che poche persone potessero vedere questo paragone. Mentre finivo questo film, nella post-produzione, ho pensato che a Bud sarebbe piaciuto e credo che il motivo sia che in qualche modo gli appartenga. Io mi arrabbio perché credo che Bud non sia stato citato a sufficienza nei grandi western. Lui aveva questi piccoli programmi e con budget minuscoli ha fatto film fantastici. Io ho avuto il privilegio di conoscerlo, era un mio grande amico. Ho già fatto alcuni film in cui c’è qualcuno che piange la scomparsa di qualcun’altro. È la premessa dell’Iliade, fa parte della nostra cultura.

Per gli attori, invece, come lavorare con Walter? Come è essere diretti da lui?

Benjamin Bratt: Una volta Walter era una leggenda. È stato bello. Avrei voluto trascorrere più tempo sul set con lui. Vogliamo tutti fare del nostro meglio però ovviamente si lotta contro il tempo e contro il denaro. Questo è un piccolo film indipendente, non avevamo tantissimo tempo a disposizione, speriamo che il risultato sia di intrattenimento.
Sono sempre stato un grande fan del genere western e quello che mi è piaciuto così tanto della sceneggiatura è che lui consente a tutti di essere se stessi nel film, senza giudizio. Qualcuno mi ha chiesto com’era e come è stato fare il cattivo della situazione. Il mio personaggio è l’antagonista, questo di sicuro, però è fedele a se stesso. Questo dà il senso dell’autenticità anche all’interno del genere.

Willem Dafoe: Ho lavorato con Walter quasi 40 anni fa. È molto intelligente e molto diretto. Quando ha detto che voleva fare un western, un genere che lui adora, dato che ritroviamo spesso questo spazio nei suoi film, ho accettato e sapevo che ci sarebbe stato anche Christoph.

Rachel Brosnahan: È la mia prima volta con Walter, non ho ancora 40 anni, ma spero di lavorare con lui di nuovo. È stato fantastico sin dalla prima conversazione con lui. È un regista molto generoso che richiede tanto ma lo richiede in modo molto silenzioso, gentile e rispettoso. Tutta l’esperienza è stata una grande fonte di ispirazione poiché Walter crea spazi affinché gli attori possano di fatto fare quello che vogliono fare. E poi ho avuto l’occasione di lavorare con queste due persone che mi sono accanto, quindi un’esperienza bellissima.

Venezia 79 - conferenza Dead For A Dollar - Willem Dafoe
Venezia 79 – conferenza Dead For A Dollar – Willem Dafoe

Parlando di Omero, Walter ha detto che quando stava selezionando Christoph ha pensato subito ad un’odissea. È un Christoph Waltz mai visto prima. È una performance molto particolare. Non ho mai visto questo personaggio.

Christoph Waltz: Spero di sì, perché è l’unica cosa che ho. Walter mi ha mostrato la prima versione e ne abbiamo discusso. Non è stato un processo complicato, è stato complesso ma non complicato. Se parli con il maestro, il maestro parla con l’apprendista e prima o poi l’apprendista diventa un pari.

Una domanda sulla colonna sonora. Come ci avete lavorato?Avete pensato ai western oppure hai creato qualcosa di diverso?

Walter Hill: Ho cercato di mantenere tutto. Non sono molto sofisticato per quanto riguarda la musica e di solito comincio sempre con un dialogo con il compositore. Non so molto della composizione ma so qualcosa del film e so se la colonna sonora funzionerà o no. Ecco, il compositore in qualche modo è un altro attore. Anche il compositore ha bisogno di spazio per poter capire che cosa deve portare. Abbiamo trovato una persona abbastanza giovane, avrà 25 anni ma ne dimostra 17 e questa è la sua prima produzione.

Venezia 79 - conferenza Dead For A Dollar - Rachel Brosnahan
Venezia 79 – conferenza Dead For A Dollar – Rachel Brosnahan

Hai detto che questo è un piccolo film, ma non sembra per niente piccolo, perché abbiamo un senso dello spazio fantastico, della geografia, del paesaggio. Puoi parlarci un po’ di questo?

Walter Hill: Eravamo a Santa Fe, lì siamo circondati dalla campagna. Se si pianificano bene le riprese possiamo ottenere una sensazione di grandi dimensioni. Però, di fatto il film è stato girato molto rapidamente, in 25 giorni di registrazione. Avevamo problemi associati al covid e al tempo atmosferico. Sono stato molto fortunato ad avere degli attori così come li ho avuti, erano sempre presenti e molto volenterosi. Non ci sono stati grossi problemi di partecipazione.

Una domanda per Walter. Sul modo in cui lei gira i western. In I cavalieri dalle lunghe ombre, il suo era uno stile più epico con l’uso del rallenty. Adesso lei sembra più conciso. Ci può parlare un po di questa sua evoluzione?

Walter Hill: Sono più furbo adesso e ovviamente dipende dai soldi a disposizione. Penso di non aver mai utilizzato il Pan così abbondantemente per dare la dimensione della profondità. Avrete notato che c’è appunto un grande uso del Pan nell’introduzione e nelle scene ottenendo quindi un certo movimento e la sensazione delle dimensioni. I finanziamenti e il tempo sono fondamentali, originariamente avevo un’idea ma non avevamo cineprese per poterlo fare. Ecco, volevo che fosse una cosa piuttosto immediata e abbiamo abbandonato la prima idea che avevo avuto. Io e il direttore della fotografia abbiamo lavorato molto e ci siamo adattati alle circostanze.

Venezia 79 - conferenza Dead For A Dollar - Cristoph Waltz
Venezia 79 – conferenza Dead For A Dollar – Cristoph Waltz

La scelta di girare nei colori da lei selezionati detta l’atmosfera… Per quanto riguarda i personaggi del signor Waltz e Dafoe, avevate una scelta? L’essere nemici o non esserlo è una scelta?

Walter Hill: Per quanto riguarda l’uso delle tonalità sabbia, stiamo parlando del sud ovest dell’America dove il sole è ovunque e sempre presente. Volevo che ci fosse quella sensazione non tanto di oppressione ma della costante presenza della luce forte. E mi sembrava quindi adeguato soprattutto per la sezione messicana del film. Quindi, molto semplicemente è una scelta per cui adattiamo gli strumenti al fine.

Willem Dafoe: La storia che abbiamo affrontato noi è un po diversa. Certo, ad un certo punto i personaggi si devono affrontare e mi è piaciuto così tanto perché entrambi fanno cose terribili però mantengono la propria parola. Questo fa parte della grande tradizione del western.

Per Walter, i suoi personaggi sono sempre definiti dalle loro scelte e in questo film è così preciso. Il loro destino non può essere diverso a causa delle scelte fatte…è corretta questa interpretazione?

Walter Hill:Una delle caratteristiche del western è che gli indiani non sorprendono, affrontano questioni drammatiche ma non c’è nulla di deciso. Nella storia è richiesto un confronto finale tra questi due personaggi. Ecco, ciò che rende le cose un po diverse è che c’è un’opzione ma entrambi sono legati dalle loro convinzioni e dal loro codice.
Io dico sempre che ogni buona storia, ogni buon film, finisce con una lacrima. Vorrei che questa fosse una storia positiva, un film positivo. È un po melanconico e c’è una certa tristezza. Abbiamo l’epigrafe alla fine del film che tratta e spiega dove finiscono questi personaggi ricordando a tutti che siamo mortali.

Oggi viene presentato un documentario su Sergio Leone, su quel tipo di western che ha fatto la storia. Alcune citazioni mi pare di sentirle anche nella colonna sonora. Volevo sapere se ha fatto qualche omaggio, magari a Leone e se l’ha mai conosciuto. 

Walter Hill: I film di Leone e quindi Leone con Morricone sono un bene mondiale. Sono fondamentali nella storia del western e nella storia del cinema direi. Ci sono dei registi, delle persone che raccontano storie attraverso il cinema che non possono essere copiati. Buñuel è un buon esempio, i suoi film non possono essere imitati. Dopo di che ci sono dei registi che hanno contribuito alla coscienza collettiva del cinema e vengono imitati molto. Penso ad esempio a Kurosawa e John Ford. Leone è uno degli esempi classici e quello che lui ha donato è stato ripreso e utilizzato da tantissimi. Noi siamo collegati l’uno con l’altro e  non possiamo separare il nostro lavoro del tutto dal lavoro che è stato fatto prima. L’ho conosciuto, gli ho dato la mano un paio di volte. Ho ascoltato la sua conferenza stampa che per lo più era un monologo. Era una figura piuttosto imponente.

Domanda per il signor Hill, come è stato scegliere questi attori così fantastici?

Walter Hill: Direi che come in tutti questi film si passa da una crisi all’altra. Pensavamo di avere tanti soldi, in realtà non ne avevamo. All’ultimo secondo non avevamo ancora l’attrice e non mi ricordo chi ha detto il suo nome per primo ma in qualche modo ho mandato lo script a Rachel e le ho chiesto una risposta rapida perché avevamo appunto queste questioni finanziarie. Dopo solo due giorni mi ha chiamato.

Rachel Brosnahan: La conversazione è stata veramente molto bella. Abbiamo parlato del ruolo e hai reso chiaro il fatto che ti interessava una collaborazione, una reciproca scoperta. Prima eravamo a New York a discutere, poi improvvisamente eravamo a Santa Fe ma devo dire che è stato sempre molto generoso col tempo.

Venezia 79 - conferenza Dead For A Dollar
Venezia 79 – conferenza Dead For A Dollar

Siamo in un momento in cui la cultura della violenza sta diventando sempre più problematica e abbiamo film dove la violenza è così forte…

Walter Hill: Se penso alla violenza dovuta alle armi è una cosa terribile ma credo che nessun film che io abbia mai fatto promuova l’uso delle armi. È facile condannare l’uso della forza, ma è stato grazie all’uso della forza e delle armi che gli schiavi sono stati liberati, è l’idea che sottostà il tutto. Tutti noi condanniamo questi terribili eventi che conosciamo. Credo che il problema sia la disponibilità, non tanto l’uso. Io direi che la violenza rappresenta il genere. La morte e la violenza sono repentini, arrivano dal nulla e poi finisce tutto e così viene rappresentato nel film.

Voi avete già parlato di quanto è stato fantastico lavorare con Hill, ma siate onesti e parlate del lato più sfidante del lavoro con il regista.

Christoph Waltz: Credo fermamente anzi sono convinto al 100% che la disciplina sia il punto d’inizio di tutto. Disciplina nel pensiero e nell’azione. E sapete cosa? Anche nelle emozioni soprattutto quando abbiamo una sceneggiatura da rispettare. Questa è considerata una cosa vecchio stile ma non credo sia così. Non si tratta sempre di come ci sentiamo noi sul set ma si tratta spesso di quello che noi dobbiamo fare.

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