Vite in fuga, intervista a Claudio Gioè: «Sarò un uomo costretto a reinventarsi»

Vite in fuga, intervista a Claudio Gioè
Claudio Gioè

La nostra intervista a Claudio Gioè, protagonista con Anna Valle di Vite in fuga, la nuova serie tv in arrivo su Rai1: l’attore ci ha parlato del suo personaggio, delle dinamiche familiari che si innescano e della componente thriller della storia

Claudio Gioè interpreta Claudio Caruana nella serie tv Rai Vite in fuga, che debutta su Rai1 il 22 novembre. Nell’intervista che abbiamo realizzato l’attore ci ha parlato del suo personaggio, costretto ad abbandonare la propria identità nella speranza di salvarsi da uno scandalo e dalle preoccupanti minacce ricevute in seguito ad esso, ma non solo. Tra i temi affrontati anche quello della giustizia, le dinamiche familiari che si innescano puntata dopo puntata, lo scontro generazionale e la componente thriller della storia. Nel cast anche Anna Valle (qui il il video incontro con l’attrice), Giorgio Colangeli, Francesco Arca, Tobia De Angelis, Tecla Insolia, Federica De Cola, Pierpaolo Spollon e Barbora Bobulova.

Nella serie tv Rai Vite in fuga interpreti Claudio Caruana, un uomo di successo che in fondo vive di apparenze sia al lavoro che in famiglia.

«All’inizio della serie Claudio Caruana è un dirigente di successo, ha una bella famiglia, una bella casa, una bella macchina. Apparentemente è ciò che la nostra società sogna. Scopriremo presto però che tutto ciò ha un costo. Sarà costretto alla fuga e a reinventarsi insieme a tutta la sua famiglia, ma anche a rivedere molte cose che ha lasciato da parte per seguire proprio questo suo successo personale. Si renderà conto che il costo delle relazioni personali pagato per seguire i suoi sogni professionali è davvero elevato. Dovrà tornare a guardarsi allo specchio con occhi nuovi, attraverso gli occhi dei suoi cari».

La storia è raccontata in prima persona da Silvia, il personaggio cui dà il volto Anna Valle, attraverso lunghi flashback: le è piaciuta questa scelta narrativa?

«La storia è raccontata attraverso dei flashback ma arriva al presente e da lì continuerà sul filo degli eventi. Silvia ha questo ruolo di collante, come spesso accade a molte donne. Ha molta più lungimiranza, cerca di tirare i fili di questa famiglia e di salvare ciò che di buono ancora c’è. Mi piace perché non lo fa in maniera stereotipata o scontata, non è la classica mogliettina che perdona tutto. Anzi, troverà il modo di farla pagare a suo marito. Non è una donna rassegnata ma guarda in faccia la realtà senza ipocrisie, cercando di raggiungere il meglio per la sua famiglia».

Claudio Gioè in una scena della serie tv Rai
Claudio Gioè in una scena della serie tv Rai

Che tipo di famiglia emerge da Vite in fuga?

«In principio viene presentata come una famiglia alto borghese, in cui ogni componente è preso dalle proprie cose. Vale anche per i figli: la più piccola è focalizzata sullo sport, il maggiore vuole diventare pianista. Claudio vuole affermarsi, la moglie Silvia invece è tesa a far convivere tutte queste anime sotto lo stesso tetto. La famiglia Caruana è troppo concentrata sul singolo elemento, non riesce a vedere il senso di comunità e collettività. C’è un conflitto non risolto che è proprio della nostra cultura, ma le dinamiche cambiano drasticamente quando i quattro arrivano in un territorio sconosciuto a loro ma anche al pubblico. Lì si trovano in una dimensione in cui le cose importanti sono il passato che li unisce, la ricerca di ciò che è autentico, una direzione comune nella costruzione della propria vita. Tutto ciò viene dopo un trauma, uno sdradicamento, quindi è più veloce».

La parte investigativa e thriller è importante nella storia: come si evolve questa componente puntata dopo puntata?

«Si passa dalle minacce esterne alla sicurezza interna della famiglia, ma questa sicurezza è più ideale che concreta. La parte thriller viene dall’esterno e da parte degli inquirenti, è l’ansia di Caruana di dimostrare la propria innocenza sia per il fallimento della banca che per la morte del suo amico. Il tutto però si incrocia con delle deflagrazioni delle relazioni interne, visto che per riabilitare il suo nome deve mettere in crisi la sua situazione familiare».

Come ti sei trovato con la regia di Luca Ribuoli? Lui stesso, parlando della serie, ha affermato di aver accompagnato i suoi personaggi in un processo di trasformazione, senza contare che ci sono tanti temi in ballo: abbiamo già parlato della famiglia e della crisi matrimoniale, ma c’è anche uno scontro generazionale, il tema della giustizia, il riscatto sociale…

«Luca è un regista molto attento, soprattutto alle dinamiche relazionali tra i personaggi. È facile affidarsi alla sua lettura, che è sempre molto lucida e sorprendente. È stata molto chiara la linea di trasformazione che ha tracciato. È vero che ci ha accompagnato in questo cambio totale, non solo esterno. I personaggi cambiano look presto, ma hanno il resto della serie per abituarsi e ritrovarsi in queste nuove scelte. Lui è stato molto presente, meno male che c’era».

Luca Ribuoli, regista di Vite in fuga
Luca Ribuoli

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