Dalla Festa del Cinema di Roma la nostra recensione di Volare, il debutto registico di Margherita Buy: l’interprete romana pluripremiata utilizza la sua più grande fobia per provare a raccontare anche le nostre, di paure
L’abbiamo lasciata produttrice sull’orlo di una crisi di nervi nel bellissimo nuovo film di Nanni Moretti, ora la ritroviamo dietro la macchina da presa per il suo film di debutto presentato alla diciottesima Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public. La più premiata attrice del cinema italiano, Margherita Buy, esordisce con Volare, che non è la celebre canzone di Modugno (comunque presente) ma la sua più grande fobia da sempre. Un film che parte con una premessa piuttosto interessante, ma che non riesce a capitalizzarla come avrebbe potuto e dovuto limitandosi piuttosto ad un campionario di ansie e fragilità già visto e rivisto.
Non prendere quell’aereo
Annabì (Margherita Buy) è una famosissima attrice di cinema e TV che, a causa della sua dichiarata aviofobia, perde un’importante occasione di lavoro in Corea del sud. Questa sua paura non si limita però soltanto a ripercuotersi sul suo lavoro, ma mette anche a dura prova il rapporto con la propria agente (Anna Bonaiuto) e con la propria figlia in procinto di partire per la California. Le cose devono cambiare in fretta, perciò si iscrive ad un corso di superamento della paura dove incontrerà altri ansiosi come lei; tutti capiranno che forse non è la paura dell’aereo a tormentarli davvero, ma qualcosa di più profondo.
La fiera delle paure
Non c’è un sentimento più antico, più primitivo, più invalidante come quello della paura. Una vera e propria manna dal cielo per qualsiasi sceneggiatore o regista, perché ti permette di generare tutti i tipi di conflitto semplicemente trasponendo quella paura in qualcosa che si può vedere o toccare, che può ferirci o addirittura ucciderci (anche solo metaforicamente) e che ci costringe a crescere, a evolvere pur di sconfiggerla. Deve aver pensato questo Margherita Buy quando ha deciso di debuttare con un film che una paura la racconta, quell’aviofobia di cui l’attrice soffre da sempre; in Volare però la fobia si fa collettiva, più profonda perché l’atto di non voler prendere l’aereo è solo superficiale.
I personaggi di questa sorta di circolo fobici anonimi che ruotano intorno ad Annabì, infatti, rappresentano un po’ un campionario di ansie, di questioni amorose, familiari, professionali irrisolte i cui veri problemi non hanno ovviamente nulla a che vedere con la paura del volo. Ed è subito chiaro come alla Buy di aerei o concetti come portanza, spinta aereodinamica o profilo alare importi davvero poco; quello che davvero importa all’attrice romana è andare a fondo di quei demoni interiori che rovinano i nostri rapporti, che ci costringono a mentire a noi stessi o agli altri, ad innamorarci sempre delle persone sbagliate o a compiere sempre le scelte sbagliate.
Annabì/Margherita
Che fosse il suo progetto più personale e in un certo senso autobiografico lo si era intuito sin da subito, ma guardando Volare si ha l’impressione che in fondo tra Annabì e margherita non ci sia poi tutto questo scarto. Forse perché anche questo personaggio fa parte della galleria di donne profondamente irrisolte che ha un po’ costellato la carriera dell’attrice, o perché in quei crolli emotivi ci sembra di vedere lei, Margherita, alle prese con una carriera che la porta in tante direzioni diverse, inaspettate e anche un po’ spaventose.
Quello che però ci saremmo aspettati dal suo esordio registico era un po’ di coraggio in più, specialmente nel momento in cui ci si apprestava a lavorare su un concept piuttosto interessante che gioca proprio con il concetto di paura e di suo superamento. Quale miglior modo, infatti, di creare conflitto e quindi lavorare sulle nevrosi dei personaggi se non quello di infilarli da subito dentro un aereo, dal quale non poter uscire e nel quale lasciare che sia la storia stessa ad indirizzarsi da sola? È un dubbio legittimo che nel corso della visione salta fuori in più di un’occasione, e che purtroppo non troverà mai una risposta.
La Buy invece gioca sul sicuro, inchiodando i suoi personaggi a terra per la maggior parte del film, e costringendoli a delle dinamiche relazionali un po’ abusate e senza mordente che depotenziano non poco il risultato finale. Certo, alcune battute particolarmente riuscite rimangono (come gli scambi tra Annabì e la sua manager ancora più schizzata) e si apprezzano il grande senso dell’ironia e dell’autoironia, ma non basta a far sì che il film decolli davvero. Viene quasi da sospettare che questa pellicola abbia ereditato la stessa paura della sua realizzatrice, quella di volare.
TITOLO | Volare |
REGIA | Margherita Buy |
ATTORI | Margherita Buy, Anna Bonaiuto, Roberto De Francesco, Francesco Colella, Pietro Ragusa, Giulia Michelini, Euridice Axen |
USCITA | prossimamente |
DISTRIBUZIONE | Fandango |
Due stelle e mezza