Zucchero Fornaciari ha presentato in conferenza stampa il disco D.O.C. Deluxe e ha detto la sua sui social network, ha raccontato del nuovo sound, delle molte collaborazioni artistiche che ha avuto nel corso di questo 2020 e molto altro
Il nuovo progetto discografico di Zucchero, D.O.C. Deluxe., uscito lo scorso venerdì 11 dicembre, contiene tutte le canzoni di D.O.C., più 6 inediti. Questi ultimi sono: Succede, Facile, Non illudermi così, Wichita Lineman, Don’t Cry Angelina e September (in duetto con Sting) ed è disponibile in formato doppio cd, in digitale e, in esclusiva per Amazon, in versione triplo vinile autografato (in edizione limitata).
Il blues man di Pontremoli ha presentato il disco in conferenza stampa virtuale su Zoom e ha descritto Wichita Lineman, cover di un brano country degli anni ’60, scritto dal cantautore americano Jimmy Webb e cantato da Glen Campbell e Don’t Cry Angelina che ha avuto una gestazione di oltre 30 anni: «Mi piace molto la storia di questo uomo, che attraverso il filo del telefono, resta in contatto con lei, è una canzone che ho sempre amato e che ho voluto fare a mio modo, minimalista e con una tonalità un pò più bassa. Appartiene al mio bagaglio musicale e l’avrei voluta scrivere io. Don’t Cry Angelina è un brano che in parte avevo scritto nel 1989, era sempre rimasto lì perché non ero mai riuscito a finirlo e l’ho concluso quest’estate aggiungendo un testo basato su una storia vera di una staffetta partigiana che durante la resistenza si era innamorata di un partigiano, non si videro per un anno e quando dovevano rincontrarsi lei non c’era più».
In Non illudermi così, il cantante lamenta la poca sincerità che caratterizza oggi i rapporti umani: “Sembra che la vita che ci stan cantando uno su tre sono bugie, falsi come Facebook” e il suo rapporto con i social viene esemplificato con la stessa equivalenza tra una cravatta e un maiale: «Non ne so molto e non mi interesso nemmeno, non è un buon investimento per il mio futuro perché se non sei social fai più fatica, lo streaming andrebbe approfondito e dovrei comunicare di più attraverso queste nuove piattaforme. Parlavo alcuni giorni fa con il manager di Paul McCartney, il quale ritiene che lo streaming sarà inarrestabile, spero invece che si ritorni al passato ma la mia è una mera illusione.»
Un anno di grandi scambi con colleghi, tra i quali citiamo la cover di Bono degli U2 per la Giornata della Terra davanti al Colosseo, una rivisitazione di un brano di Michael Stipe in una Piazza San marco deserta in Amore adesso, con Lady Gaga partecipando all’evento mondiale per raccogliere fondi per il Coronavirus, con Sting nell’inedito September e per Natale con la prossima pubblicazione di Silent Night per messaggio di pace: «Spero che questa voglia di collaborare continui al di là di questo momento difficile che ci spinge a unire le forze».
La prerogativa di Zucchero resta quella di cercare di non essere a tutti i costi giovanile nella sua proposta, di non piegarsi alle mode radiofoniche del momento: «Data l’età riesco a fare le cose che mi piacciono e che mi ricordano certe sensazioni magari di inizio carriera e ancora molto attuali. Con Guccini ho fatto Dio è morto, brano degli anni ’70 ma attualissima, la sento ancora tantissimo come quando uscì 50 anni fa con i Nomadi. La fortuna di aver avuto una lunga carriera è di invecchiare bene artisticamente come James Taylor, Tom Waits senza cercare ad ogni costo di essere giovanile e radiofonicamente attuale. Io devo scrivere in modo libero poi quello che succede, succede».
Si parla anche di politica e di rivoluzioni musicali: «In “Succede” canto: “hai ancora delle bandiere rosse nel comò”. Racconto di un personaggio che non ha più niente da regalare, non mi sento più rappresentato dalle mie origini ideologiche con cui sono cresciuto. Ho ricevuto tanti attacchi per il mio essere politicamente scorretto anche perché ho la facilità di passare dalla ragione al torto in un millesimo di secondo. Succede ha anche una vena ironica trasgressiva nei confronti del rapporto uomo-donna perché questa donna mi ha ferito, la rabbia passa lanciando piatti contro il muro mentre la ferita si rimargina ma rimane sempre. Avevo messo tutto me stesso in questa relazione e ritorna spesso anche se colma di doppi sensi e ritornano anche le mie radici in ogni disco. Se ci sono margini per una rivoluzione musicale? Di certo non aspettatevela dal rock che ora un pò annacquato e ha preso il suo posto il rap».
Il sound di D.O.C. è incentrato su una ricerca tra digitale e analogico, anche grazie alla collaborazione con Rag’N’Bone Man: «Volevo quel suono specifico, avere musicisti veri che suonano e un ragazzo giovane come Rag’N’Bone Man che potesse apportare sintetizzatori da cui onestamente non saprei neanche partire e che aggiungesse in modo caldo e non computerizzato. Abbiamo amalgamato dosando queste due parti, con una matrice soul e un apporto più attuale con suoni che hanno un loro fascino se usati con parsimonia».